La Russia riscopre la propria identità ed autonomia e guarda con sospetto alle intenzioni NATO contro Iran e Siria

I russi hanno un atteggiamento sempre più sospettoso, anche ostile, nei confronti dell’Occidente in generale (quello che noi chiamiamo blocco BAO), nei confronti degli Stati Uniti, nei confronti delle istituzioni del blocco BAO come la NATO, secondo un sondaggio del Centro Levada, un istituto privato. Questa diffidenza, che va dalle riserve all’ostilità, è segnata da una crescente distanza e un senso di ripiego verso la dimensione nazionale, almeno rispetto l’Occidente, di questa potenza che è la Russia.

(Il Centro Levada è un’organizzazione di ricerca sociologica non governativa, indipendente, dal nome del professore di sociologia Jurij Levada, che l’ha diretto fino alla sua morte nel 2006. Il Centro Levada, noto anche con le iniziali VCIOM, creato nel 1987 e riformato nel 2003, fa parte dei gruppi privati di ricerca della Russia post-sovietica, completamente liberi dalle pratiche dell’epoca comunista. L’influenza politica estera, compresa quella del governo, dovrebbe essere considerata ridotta, assicurando ai risultati delle indagini un credito indiscutibile nel riferire la situazione sociologica e, potremmo aggiungere, psicologica in Russia.)

Russia Today, il 15 marzo 2012, riportava i risultati dell’ultimo sondaggio del Centro Levada sull’atteggiamento dei russi nei confronti dell’Occidente, dando degli elementi di confronto con i risultati precedenti. Più che risultati spettacolari, ma spesso effimeri o troppo strutturati – come focolai giustificati, ma emozionali, di anti-americanismo, per esempio – questo tipo di indagine riferisce delle tendenze fondamentali e spesso “coscientizzate” attraverso delle domande molto dettagliate su vari aspetti del problema considerato. Il risultato è effettivamente a sfavore del blocco BAO.

“La percentuale di russi che credono che Mosca debba smettere di prestare attenzione alle critiche dell’Occidente è salita di cinque punti percentuali negli ultimi due anni, passando dal 45 per cento del 2010 al 50 per cento di quest’anno. Nel 2007, solo il 38 per cento dei russi manifestava sentimenti simili verso l’Occidente.

“I ricercatori dell’organizzazione dei sondaggi afferma che la maggioranza degli intervistati (40 per cento) è del parere che l’Occidente veda la Russia come un concorrente e che stia tentando di indebolire il paese; un altro 29 per cento degli intervistati crede che gli occidentali in generale abbiano una scarsa comprensione della vita russa, e quindi sono più inclini a criticarla. Altri ancora (26 per cento) dicono che l’Occidente critica la Russia perché ha un atteggiamento intrinsecamente ostile verso il paese.

“Per quanto riguarda la posizione che la leadership della Russia dovrebbe prendere, alla luce di questo tipo di ramanzina occidentale, il 39 per cento degli intervistati dice che la Russia deve mantenere una maggiore distanza dagli Stati Uniti; un’altra categoria degli intervistati (34 per cento) ritiene che l’attuale rapporto con gli Stati Uniti deve essere conservato, il 15 per cento è del parere che le relazioni tra gli ex rivali della Guerra Fredda dovrebbero essere ancora più strette. [...]

“Un anno fa, il 5 per cento dei russi intervistati aveva dichiarato che la Russia dovrebbe cercare l’adesione all’alleanza militare occidentale. Oggi, il dato si trova su un terreno infido di solo 3 per cento. Contemporaneamente, il numero di sostenitori della cooperazione Russia-NATO nella sicurezza comune si è ridotto dal 29 al 26 per cento, mentre il numero di coloro che chiedono di contrastare l’espansione della NATO formando un’unione difensiva, è aumentato dal 21 al 23 per cento.

Infine, il 36 per cento degli intervistati tende verso una strategia di difesa più isolazionista, dicendo che Russia dovrebbe astenersi dall’aderire a una qualsiasi alleanza militare, con un incremento di 5 punti percentuali in più, in un anno.“

La sorpresa notevole di questa indagine è senza dubbio che non reca nessuna sorpresa rispetto a quello che potevamo giudicare intuitivamente dell’evoluzione del sentimento collettivo russo, e dell’accordo di quel sentimento con l’evoluzione del sentimento della dirigenza politica russa che abbiamo notato, nel senso di una conferma, nel periodo elettorale. A differenza del blocco BAO, e in particolare degli Stati Uniti, vi è una notevole unità di giudizio psicologico e politico tra il sentire dei cittadini russi e la loro dirigenza politica, anche nella sicurezza nazionale, considerando questo aspetto nel suo senso più ampio. (L’idea di un confronto con gli Stati Uniti viene realmente subito in mente. C’è una disconnessione costante negli Stati Uniti tra il sentimento popolare e la politica estera statunitense, in particolare su problemi fondamentali legati all’aspetto meccanicistico guerrafondaio della politica degli Stati Uniti, come l’Afghanistan o la prospettiva di un attacco contro l’Iran.)

Naturalmente, le pressioni del blocco BAO, l’interferenza manifesta sotto forma di sovvenzioni all’opposizione filo-occidentale in Russia o ciò che sia; il tipo di organismi cinghie di trasmissione che appaiono nell’organizzazione ciò che abbiamo designato come “nuova guerra”, costituiscono alcuni dei più importanti eventi congiunturali che alimentano lo sviluppo della tendenza qui riportata. Questo evento ciclico non può essere considerato l’unica causa, e neppure la causa principale, dell’andamento del sentire profondo della popolazione russa. Integra ai nostri sensi, una tendenza generale chiaramente identificabile almeno dal periodo 2006-2008, con la svolta della crisi di sistema del 2008, che è piuttosto il generale declino dei sentimenti filo-occidentali, che avevano segnato il primo periodo post-sovietico. C’è, crediamo, in questa evoluzione, un giudizio collettivo piuttosto generale e, anche e soprattutto, una potente intuizione collettiva della sostanza del sistema che domina assolutamente un Occidente divenuto il blocco BAO. Questo suggerisce che l’unità d’intenti tra la popolazione e la direzione generale è un pensiero reale e accettato come tale, e perciò costituisce un punto di forza, forse senza equivalente effettivo nel contratto collettivo, della situazione politica nella Russia di oggi. alal luce di ciò, deve essere considerato estremamente secondario nell’atteggiamento dei russi la necessità di una riforma, soprattutto in senso “democratico”, interpretata secondo la visuale occidentalista-americanista, e che il sistema, attraverso la sua cinghia di trasmissione (“l’occidente diventato blocco BAO”), continua a proporre per cercare di delegittimare la dirigenza russa riguardo la sua popolazione.

Questo è certamente parte di quello che noi abbiamo interpretato, nelle elezioni per la presidenza di Putin, come processo di legittimazione del nuovo presidente. Oggi sappiamo che non si tratta di un uomo in quanto tale (Putin), secondo l’approccio dell’Occidente che ne fa una sorta di “dittatore” corrotto estremamente stereotipato, con le sue regolari rivelazioni sensazionali su e contro di lui, ma della direzione che questo uomo rappresenta riguardo al sentire dei russi, e che corrisponde esattamente a quella sensazione. La questione non è quindi certamente giudicare le virtù o meno di Putin, ma di constatare che la personalità di Putin e le sue scelte fanno parte di una corrente collettiva, di una forte tendenza popolare. (La domanda non è nemmeno se Putin sia popolare o amato, ma se per davvero corrisponde più precisamente, tra i leader politici, a ciò che i russi considerano intuitivamente essere necessario oggi per la loro nazione.

Lì, la percezione di fondo, probabilmente inconsapevole, del grande pericolo rappresentato da questo periodo in generale e, in particolare, dalle pressioni di destrutturazione e dal desiderio di dissoluzione del sistema. Questo corrisponde al giudizio di Israel Shamir nel testo già indicato, sul periodo attuale: “… è un fatto saliente che questo paese sia nelle mani di Putin”.

Da questo punto di vista, concludiamo che ciò conferma che la Russia è molto meno, radicalmente meno, dipendente dal sistema in generale, che non il blocco BAO ben inteso, e che evolve sempre più verso una posizione di diffidenza, e anche di ostilità, a questo sistema. La Russia, nelle sue varie componenti e in tutti i suoi caratteri, è un punto fondamentale della resistenza al sistema. Non solo la Russia è evidentemente ciò che designiamo come un sistema anti-sistema, che non necessariamente implica una nozione di coscienza attiva o un concetto dinamico, ma rappresenta senza dubbio ciò che noi chiameremmo “un centro della resistenza anti-sistema“. Si tratta di essere a un livello superiore, un “centro di resistenza anti-sistema” che coinvolge un concetto dinamico e qualcosa che sia vicino alla coscienza di ciò a cui ci si oppone.

Fonte: http://www.dedefensa.org/article-la_russie_centre_de_resistance_antisysteme__16_03_2012.html

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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